La Cina corre verso il centro della Terra

La Repubblica popolare cinese sulle orme di Jules Verne. Pechino ha iniziato le operazioni di scavo per un pozzo profondo più di 10mila metri. Un’impresa che oltre al prestigio e al valore scientifico dovrebbe assicurare alla Cina una grande fonte di risorse minerarie e idrocarburi. L’area di scavo è nel deserto del Taklimakan, situato nello Xinjiang, una zona tristemente nota per le violenze commesse dalle autorità cinesi nei confronti degli Uiguri, una minoranza islamica perseguitata dal governo centrale.

Si stima che nei 10 km di profondità si nasconda una riserva di oltre un miliardo di tonnellate di petrolio ma gli scavi guidati dalla China National Petroleum Corp sicuramente consentiranno anche agli scienziati di penetrare i segreti del sottosuolo, arrivando a toccare rocce risalenti a oltre 145 milioni di anni fa. Le informazioni raccolte aiuterebbero a fare chiarezza sul periodo in cui si estinsero i dinosauri e consentirebbe di migliorare la capacità di valutazione di rischi ambientali, terremoti ed eruzioni.

Le operazioni tuttavia saranno tutto fuorché semplici: serviranno almeno 457 giorni per completare lo scavo. Le perforazioni avverranno attraverso tubi trivella pesanti più di 2000 tonnellate. Quello del Taklimatan tuttavia non sarà il buco più profondo sulla faccia della Terra. Il record è del pozzo di Kola, situato in Russia e profondo 12.262 metri. Un’epopea cominciata nel 1970 e terminata dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1989. Il pozzo venne poi chiuso definitivamente nel 2008.

Foto di Valentin Lacoste su Unsplash

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