Megalopolis, il film di Coppola rischia di sforare il budget e lui taglia il team creativo

Dal 16 ottobre, anche il pubblico italiano potrà finalmente scoprire Megalopolis, l’ultima opera di Francis Ford Coppola. A 85 anni, il leggendario regista ha deciso di investire una parte significativa del suo patrimonio personale nel progetto, con un budget di 120 milioni di dollari. Il risultato è un film visionario e profondamente personale, che si distingue per il suo stile unico e fuori dagli schemi. Tuttavia, la produzione ha incontrato diverse difficoltà, alimentando un’aura di “maledizione” attorno al film. Coppola ha deciso di fare chiarezza su alcune di queste problematiche, in particolare sul licenziamento di alcuni collaboratori durante le riprese, attraverso un’intervista con Empire Magazine.

Megalopolis immagina un futuro in una metropoli chiamata New Rome, devastata da un cataclisma e in procinto di essere ricostruita. L’architetto visionario Cesar Catilina (interpretato da Adam Driver) cerca di guardare al futuro, mentre il sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito) è legato alla tradizione. La figlia del sindaco, Julia (Nathalie Emmanuel), è divisa tra la lealtà verso il padre e l’attrazione per Cesar. In un contesto così complesso, l’aspetto visivo del film era cruciale. Tuttavia, durante la produzione, Coppola ha licenziato la production designer Beth Mickle e poi un’intera squadra di designer e scenografi.

Coppola ha spiegato: “Io e Beth avevamo visioni diverse. Alla fine, ho deciso di assumere un concept artist per illustrare esattamente ciò che volevo.” Inoltre, con il film che superava il budget, Coppola ha chiesto di ridurre i costi: “Ho proposto di licenziare uno dei cinque scenografi, ma l’intera squadra ha minacciato di dimettersi se lo avessi fatto. Ho accettato le loro dimissioni.”

Ha concluso affermando la sua posizione: “Come regista e finanziatore, ho il diritto di avere il controllo creativo. Non era accettabile che mi imponessero un dipartimento scenografia che non desideravo.”

Foto di Jeremy Yap su Unsplash

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